Nonostante alcuni lo neghino, è ormai accertato che ci sia in atto un cambiamento climatico, principalmente collegato all’attività umana, che ha portato diversi governi a dichiarare una “emergenza climatica”. Si assiste ad un aumento della temperatura del pianeta: in un decennio (periodo 2013-2022) la temperatura media globale è aumentata di 1,14°C in più rispetto ai livelli preindustriali. Gli ultimi 8 anni sono stati i più caldi mai registrati; nel 2022 in tutti i continenti si sono verificati eventi meteorologici estremi e luglio 2023 è stato il mese più caldo mai registrato.
L’aumento della temperatura è attribuito soprattutto all’aumento dei gas serra, in particolare della CO2 (337 tonnellate emesse ogni secondo); conseguentemente si verifica uno scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai con aumento del livello del mare e una intensificazione degli eventi metereologici estremi, con siccità prolungata in alcune regioni e piogge torrenziali e uragani in altre. Il cambiamento climatico oltre a causare notevoli danni alle infrastrutture agricole e industriali con inondazioni, incendi e modifica degli ecosistemi, ha anche un notevole impatto sulla salute dell’uomo sia in maniera diretta che indiretta: è ormai chiaro che vi è una stretta interdipendenza fra ecosistema e benessere dell’uomo. L’aumento delle temperature globali sta causando un aumento delle ondate di calore estreme. Rispetto al periodo 1986-2005, nel periodo 2013-22 il numero di giorni di ondate di calore è aumentato del 94% a livello mondiale (Lancet Countdown November 2023). A temperature elevate, il corpo umano cerca di regolare la sua temperatura interna attraverso il sudore e la dilatazione dei vasi sanguigni superficiali per dissipare il calore. Tuttavia, in condizioni di elevata umidità, la capacità del corpo di dissipare il calore è compromessa, causando un aumento della temperatura corporea e una rapida perdita di liquidi attraverso la sudorazione e l’aumento della frequenza respiratoria. La disidratazione può causare stanchezza, mal di testa, vertigini, confusione mentale. Possono verificarsi colpi di calore, che rappresentano una grave emergenza medica e possono essere fatali, soprattutto per gli anziani e le persone con preesistenti problemi di salute. La mortalità da classico colpo di calore, in assenza di un pronto trattamento, si aggira intorno all’80% (West J Emerg Med 2021); inoltre le ondate di calore possono mettere a dura prova il sistema cardiovascolare; aumenta la frequenza cardiaca e la frequenza del respiro; si verifica un calo della pressione sanguigna e aumenta il rischio di infarto e ictus. Negli ultimi 20 anni c’è stato un aumento del 54% delle morti correlate all’aumento della temperatura nelle persone con età superiore a 65 anni (N Engl J Med 2022).
Va poi considerato che l’aumento delle temperature e delle precipitazioni può favorire la proliferazione degli insetti vettori di malattie, favorendo la creazione dei loro habitat anche in regioni dove non esistevano. Aumenta così il rischio di trasmissione di alcune malattie, come la malaria, la dengue, la febbre del Nilo occidentale e la malattia di Lyme. I cambiamenti climatici causano poi un aumento dell’inquinamento atmosferico. L’aumento delle temperature favorisce la formazione di ozono troposferico, l’aumento di particelle sottili e altre sostanze inquinanti, che provocano malattie respiratorie, come l’asma e la bronchite cronica. I cambiamenti climatici possono inoltre influenzare negativamente la produzione alimentare. La superficie terrestre colpita ogni anno da almeno 1 mese di siccità estrema è aumentata dall’8% nel 1951-60 al 47% nel 2013-22. Ciò ha fatto sì che nel 2021,127 milioni di persone in più soffrissero di insicurezza alimentare rispetto al periodo 1981-2010, con conseguente rischio di malnutrizione e di malattie potenzialmente irreversibili. Se non si assumono idonei e concreti provvedimenti, in primis l’abbandono dei combustibili fossili entro il 2050 (raccomandato dalla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici -Cop28- tenutasi a Dubai nel dicembre 2023), è previsto un aumento del riscaldamento globale di 3°C nel 2100; pertanto qualsiasi ulteriore ritardo nel contrastare il cambiamento climatico, minaccerà sempre più la salute e la sopravvivenza di miliardi di persone (Lancet Countdown November 2023).
Angelo Gatta
Professore Emerito di Medicina Interna
Università di Padova