Cambiando le cattive abitudini e i comportamenti, si può ridurre l’incidenza delle malattie, ridurre la mortalità e migliorare la qualità della vita: è la lifestyle medicine, che agisce sulle cause delle malattie dovute a comportamenti e stili di vita errati. La vita sedentaria è fra le cattive abitudini causa di malattie. Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica, The Lancet (Lee I-M et Al The Lancet 2012), documenta che una insufficiente attività fisica provoca il 6-10% di tutte le morti dovute a malattie non trasmissibili (come la malattia coronarica, l’obesità, il diabete, il cancro del seno e del colon) e il 9% delle morti premature (in Italia il 14,6%). L’organizzazione mondiale della sanità (WHO guidelines on physical activity and sedentary behaviour. Geneva 2020) ha confermato che l’inattività fisica è un importante fattore di rischio di mortalità. Essa risulta correlata ai valori culturali del paese, al suo sviluppo economico, alle modificazioni occupazionali e all’urbanizzazione. In alcuni paesi il livello di inattività può arrivare al 70%, a causa del cambiamento del sistema dei trasporti, dell’aumentato uso della tecnologia e dell’urbanizzazione: in effetti è maggiore nei paesi a medio-alto sviluppo (Kaitlin Atkinson et Al. Preventive Medicine Reports, 2016). Per questo l’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato il programma mondiale per favorire l’attività fisica “Global action plan on physical activity 2018-2030”. Infatti una regolare attività fisica è un efficace fattore protettivo per la prevenzione e il trattamento delle principali patologie non infettive precedentemente nominate. Inoltre contribuisce alla prevenzione di altre importanti malattie come l’ipertensione arteriosa, l’osteoporosi, il sovrappeso e l’obesità, l’aumento dei livelli di colesterolo; in aggiunta esercita effetti benefici sulla salute mentale, migliorando il tono dell’umore, la memoria e le abilità cognitive nei giovani e negli anziani, ritardando la neurodegenerazione indotta dalla vecchiaia e la comparsa della demenza, migliorando la qualità della vita e favorendo il benessere individuale. Per questo è stata definita il “Best buy -il miglior acquisto-“ nella salute pubblica (Morris JN 1994). Già nell’antichità era noto l’effetto benefico dell’attività fisica.
Secondo Ippocrate (460–370 aC) “per il benessere fisico non basta il mangiare, bisogna fare anche attività fisica “. Un altro grande medico del passato, Galeno (129–210 dC), le cui teorie hanno dominato per tutto il Medioevo fino al Rinascimento, riteneva che l’attività fisica moderata (l’esercizio fisico bilanciato con il riposo) fosse necessaria per prevenire le malattie e mantenere la salute. Anche Mercuriale, professore di Medicina all’Università di Padova dal 1569 al 1587, ritenuto il fondatore della fisioterapia e della medicina sportiva, seguendo le idee di Ippocrate e Galeno, riteneva e insegnava che la ginnastica e l’esercizio fisico sono rimedi per conservare e ristabilire la salute. Nel suo libro “De arte gymnastica” descrive i vari esercizi fisici, indicando anche i modi e i tempi per eseguirli in maniera adeguata. Nell’epoca moderna, fin dal 1953 (J. Morris et Al The Lancet 1953) sono stati dimostrati gli effetti benefici dell’attività fisica, proporzionali alla durata e regolarità; anche con una attività ridotta, si hanno benefici. Le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità per i soggetti adulti prevedono che per ottenere benefici sostanziali siano necessari 150 – 300 minuti di attività fisica moderata alla settimana (30 – 60 min/giorno per almeno 5 giorni alla settimana) o 75-150 minuti di attività vigorosa. In definitiva le cattive abitudini nuocciono al benessere e favoriscono le malattie: esse si possono cambiare. C’è una responsabilità personale nel mantenere la salute: andrebbe sempre tenuto presente il vecchio adagio: “We die by the way we live (noi moriamo per il modo in cui viviamo)”.
Angelo Gatta
Professore Emerito di Medicina Interna
Università di Padova