Piano Socio-Sanitario Regionale del Veneto 2019-23
Un nuovo approccio alla gestione della cronicità
Lo scenario demografico ed epidemiologico in cui si è sviluppato il nuovo Piano Socio-Sanitario della Regione Veneto, non lascia molto spazio a discussioni per definire quali siano le principali priorità da affrontare nel prossimo quinquennio.
Una speranza di vita alla nascita di 81 anni per gli uomini e di 85 anni per le donne, unita ad un tasso di natalità al di sotto dell’8 per mille nel 2016, sono dati che certificano senza appello che il progressivo invecchiamento della popolazione ha già raggiunto un livello di guardia e conseguentemente deve es-sere oggetto di grande attenzione nella futura programmazione sanitaria.
Anche il rapido cambiamento dello scenario epidemiologico impone di riconsiderare gli aspetti connessi al rilevante impatto sui servizi sociosanitari delle patologie cerebrovascolari acute come infarto e ictus che vedono una diminuzione della mortalità ma si manifestano in età più avanzata, o per le patologie neurologiche/psichiatriche per le quali si rileva un aumento della mortalità e un progressivo aumento dell’assorbimento di risorse.
Infatti, se da un lato le patologie vengono identificate precocemente e vengono curate meglio, dall’altro le persone aumentano l’aspettativa di vita e si trovano a convivere con aspetti cronici di patologie che prima, diagnosticate in fase avanzata, si manifestavano solo nella fase acuta e spesso con una precoce evoluzione sfavorevole.
Su questo fronte il nuovo PSSR prospetta soluzioni e modelli innovativi quali la previsione di team multi-professionali per gestire i casi di cronicità complessa o forme di aggregazione tra medici per la cura dei pazienti cronici, valorizzando la libera scelta e l’autonomia delle persone.
Tali forme di aggregazione nascono per agevolare una presa in carico della cronicità e della multimorbi-dità articolata per intensità di cura e di assistenza, realizzando percorsi integrati tra i diversi livelli di offer-ta con il coinvolgimento dei medici convenzionati, dei medici dipendenti del SSN, di coloro che operano nei Distretti e/o delle strutture private accreditate.
Tra gli obiettivi del PSSR è previsto l’adeguamento del modello organizzativo dell’ospedale, per una maggiore integrazione con il territorio e un’offerta di modelli di cura integrati rivolti a pazienti pluripatolo-gici, sempre più spesso portatori di disabilità o limitazioni di autonomia, che necessitano di diversi livelli di assistenza. Analogamente, è previsto il potenziamento delle strutture intermedie, che tramite un’offerta assistenziale in ambito “protetto”, sono finalizzate al recupero funzionale, alla riduzione della disabilità, alla riattivazione e al miglioramento della qualità della vita di coloro che non necessitano di assistenza ospedaliera, ma non in grado di essere trattati al domicilio o in strutture residenziali.
I luoghi di cura, da sempre visti e organizzati per silos (Cure Primarie, Distretto, Ospedale, Prevenzione) in cui ogni comparto veniva organizzato e pensato in autonomia funzionale, vengono ora ripensati in un ottica di percorso integrato in cui ognuno di essi si sviluppa come una fase di un percorso unico, con approccio multidisciplinare, in cui paziente e care-giver/familiare rappresentano un elemento determinan-te per la definizione di un piano di cura personalizzato sui bisogni del paziente, integrato tra i diversi componenti del sistema di offerta e completo nelle sue componenti sia cliniche che assistenziali.<7div>Claudio Pilerci
Professore a contratto
Università di Padova
Una speranza di vita alla nascita di 81 anni per gli uomini e di 85 anni per le donne, unita ad un tasso di natalità al di sotto dell’8 per mille nel 2016, sono dati che certificano senza appello che il progressivo invecchiamento della popolazione ha già raggiunto un livello di guardia e conseguentemente deve es-sere oggetto di grande attenzione nella futura programmazione sanitaria.
Anche il rapido cambiamento dello scenario epidemiologico impone di riconsiderare gli aspetti connessi al rilevante impatto sui servizi sociosanitari delle patologie cerebrovascolari acute come infarto e ictus che vedono una diminuzione della mortalità ma si manifestano in età più avanzata, o per le patologie neurologiche/psichiatriche per le quali si rileva un aumento della mortalità e un progressivo aumento dell’assorbimento di risorse.
Infatti, se da un lato le patologie vengono identificate precocemente e vengono curate meglio, dall’altro le persone aumentano l’aspettativa di vita e si trovano a convivere con aspetti cronici di patologie che prima, diagnosticate in fase avanzata, si manifestavano solo nella fase acuta e spesso con una precoce evoluzione sfavorevole.
Su questo fronte il nuovo PSSR prospetta soluzioni e modelli innovativi quali la previsione di team multi-professionali per gestire i casi di cronicità complessa o forme di aggregazione tra medici per la cura dei pazienti cronici, valorizzando la libera scelta e l’autonomia delle persone.
Tali forme di aggregazione nascono per agevolare una presa in carico della cronicità e della multimorbi-dità articolata per intensità di cura e di assistenza, realizzando percorsi integrati tra i diversi livelli di offer-ta con il coinvolgimento dei medici convenzionati, dei medici dipendenti del SSN, di coloro che operano nei Distretti e/o delle strutture private accreditate.
Tra gli obiettivi del PSSR è previsto l’adeguamento del modello organizzativo dell’ospedale, per una maggiore integrazione con il territorio e un’offerta di modelli di cura integrati rivolti a pazienti pluripatolo-gici, sempre più spesso portatori di disabilità o limitazioni di autonomia, che necessitano di diversi livelli di assistenza. Analogamente, è previsto il potenziamento delle strutture intermedie, che tramite un’offerta assistenziale in ambito “protetto”, sono finalizzate al recupero funzionale, alla riduzione della disabilità, alla riattivazione e al miglioramento della qualità della vita di coloro che non necessitano di assistenza ospedaliera, ma non in grado di essere trattati al domicilio o in strutture residenziali.
I luoghi di cura, da sempre visti e organizzati per silos (Cure Primarie, Distretto, Ospedale, Prevenzione) in cui ogni comparto veniva organizzato e pensato in autonomia funzionale, vengono ora ripensati in un ottica di percorso integrato in cui ognuno di essi si sviluppa come una fase di un percorso unico, con approccio multidisciplinare, in cui paziente e care-giver/familiare rappresentano un elemento determinan-te per la definizione di un piano di cura personalizzato sui bisogni del paziente, integrato tra i diversi componenti del sistema di offerta e completo nelle sue componenti sia cliniche che assistenziali.<7div>Claudio Pilerci
Professore a contratto
Università di Padova