Contaminanti ambientali e NAFLD: a rischio soprattutto le donne
Il termine steatosi epatica non alcolica (NAFLD) comprende un ampio spettro di patologie epatiche: dalla semplice steatosi (fegato grasso) alla forma più aggressiva di steatoepatite non alcolica (NASH), che a sua volta può portare alla cirrosi e, talvolta, al carcinoma epatocellulare (HCC).
L’inquinamento atmosferico, gli inquinanti del suolo e dell’acqua, nonché le sostanze chimiche, stanno acquisendo sempre maggiore importanza come fattori di rischio che possono contribuire all’insorgenza e alla progressione di tale patologia.
Diversi studi su animali ed esseri umani hanno dimostrato che l’inquinamento ambientale può peggiorare gli effetti negativi dell’obesità e del diabete, aumentando lo stress ossidativo, suggerendo così un ruolo determinante nell’insorgen-
za e nella progressione della NAFLD.
Vi sono prove crescenti che in particolare alcuni specifici contaminanti ambientali, quali le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), contribuiscono alla progressione della NAFLD.
Tuttavia, non è stato chiarito come queste sostanze chimiche influenzino il metabolismo del fegato negli esseri umani.
Un recente studio ha dimostrato che l’esposizione umana ai PFAS influisce sui processi metabolici as-
sociati alla NAFLD e che l’effetto è diverso nelle
femmine e nei maschi.
Nello studio sono stati inclusi 105 individui con NAFLD, sottoposti a biopsia del fegato e a dosaggio degli PFAS e di altri contaminanti ambientali nel sangue.
In particolare l’esposizione a PFAS sembra associata alla perturbazione delle principali vie metaboliche epatiche che risultano alterate nella NAFLD, in particolare quelle relative al metabolismo degli acidi biliari e dei lipidi.
Nelle femmine, rispetto ai maschi, è stata identificata una più forte associazione tra l’esposizione chimica e alcuni variabili cliniche associate a NAFLD, quali il contenuto di grasso nel fegato e l’alterato metabolismo degli zuccheri.
Per avvalorare questi dati, gli stessi ricercatori hanno condotto un altro studio nei topi, verificando l’esistenza di un’associazione specifica per sesso tra l’esposizione a PFAS e i cambiamenti lipidici associati a NAFLD.
Questi risultati quindi contribuiscono a chiarire attraverso quali meccanismi i PFAS possano favorire la progressione della NAFLD, ed evidenziano come soprattutto il sesso femminile sia sensibile agli effetti dannosi di queste sostanze.
Marco Di Pascoli