Gli sviluppi tecnologici nell’ambito della diagnostica ecografica
L’ecografia epatica svolge un ruolo preminente nella diagnostica epatologica grazie alla diffusa disponibilità di strumentazione sia in ambito ospedaliero che ambulatoriale. L’importante sviluppo tecnologico ha permesso di sviluppare strumentazioni molto sofisticate e di dimensioni compatibili con l’utilizzo anche al letto del paziente. La formazione in questo ambito diagnostico è inoltre molto più diffusa e non vi è internista o epatologo che non conoscano le opportunità che questa metodica consente. Sono altresì migliorate le capacità d’uso e interpretative dell’indagine e non raramente ciò può essere di ausilio a indagini più costose come la Tac e la risonanza magnetica.
Molto recentemente sono state sviluppate nuove metodiche di notevole interesse diagnostico. Di rilievo, disponibile presso il nostro ambulatorio di alta specializzazione, la possibilità di poter misurare in termini quantitativi e non più quindi solo qualitativi il grado della steatosi epatica.
Nelle nostre ricche società il problema del fegato “grasso” sta divenendo sempre maggiormente rilevante, non si tratta solo infatti della presenza di un accumolo di lipidi, ma degli effetti che questo comporta per la salute di questo importante organo. Se nella forma benigna definibile come semplice steatosi epatica il quadro non necessariamente deve procurare eccessivo allarme, nella forma con danno epatico, definita meglio come stetote, l’aspetto clinico diviene più rilevante ed è utile riferisi ad un centro specializzato per il suo monitoraggio.
Fino ad oggi la steatosi è sempre stata valutata mediante ecografia confrontando nell’immagine ecografica la scala dei grigi del fegato con quella del rene e definendone tre gradi: da lieve, grado I a massima grado III. Questo approccio si definisce di tipo qualitativo, cioè è l’occhio umano che ne determina il punteggio per categoria. Mediante questo innovativo sistema di rilevazione è possibile fornire invece un valore quantitativo della steatosi, cioè definirne un valore numerico. Come è stata possibile questa trasformazione? In realtà è noto da tempo che la presenza di grasso in eccesso nelle cellule epatiche rende il parenchima epatico all’ecografia più chiaro rispetto al rene, ma è altresì noto che quando la steatosi diviene molto significativa, si assiste ad un assorbimento dell’energia degli ultrasuoni nel passaggio attraverso il fegato che ne determina la loro attenuazione. Ebbene oggi con questa nuova metodica brevettata da Canon Medical Sistem chiamata ATI (Attenuation Immaging) è possibile ottenere un valore numerico dell’attenuazione dei fasci ultrasonori. Questo ci permette di ottenere quindi un parametro non operatore dipendente da confrontare nel follow up dei pazienti affetti da steatosi epatica o steatoepatite. Nella stessa seduta ecografica è inoltre possibile definire il grado di fibrosi e da alcuni mesi, in via ancora sperimentale, di poter valutare il grado di infiammazione presente all’interno del fegato. In conclusione si può affermare che stiamo assistendo in questi ultimi anni ad un notevole sviluppo della diagnostica ecografia sia in ambito applicativo che sperimentale con una conseguente importante implementazione delle possibilità interpretative nell’epatologia moderna.
Giancarlo Bombonato
Prof. a.c presso l’UOSD di Emergenze Mediche e Trapianto di Fegato