Tutti hanno bisogno dell’approvazione e della stima degli altri, di sentirsi accettati ed amati. Fin dalla nascita la nostra sopravvivenza dipende dagli altri, in particolare dall’affetto e dall’amore dei genitori e per l’uomo, essere sociale che vive in relazione con gli altri, permane il bisogno di sentirsi incluso e accettato nella comunità. L’accettazione è anche un riscontro del proprio valore e della propria identità, mentre la non accettazione è indice di inadeguatezza e di non appartenenza.
Nella scala dei bisogni primari dell’uomo, la relazione con gli altri e l’accettazione (che sono alla base del senso di appartenenza), sono essenziali ed ai primi posti. Ecco perché abbiamo “paura” di essere giudicati per come siamo e per quello che facciamo, perché un giudizio negativo è interpretato come segno di rifiuto, di perdita di valore e di identità. Tale timore, che è comune a tutti, entro certi limiti è fisiologico e normale. In alcuni però diventa esagerato, patologico, diverso da eccessiva timidezza o da ansia da prestazione; diventa un’ansia sociale, una fobia, una vera malattia (Social Anxiety Disorder –SAD- DMS 5, 2013) che provoca un grave disagio, tanto da condizionare ed impedire la vita di relazione. è caratterizzata da una intensa e generalizzata paura delle situazioni sociali in cui il paziente anticipa ed immagina di essere valutato negativamente (parlare in pubblico, conoscere nuove persone, partecipare ad un evento sociale, sostenere un esame, incontrare o parlare con una autorità, ecc.). Possono coesistere anche sintomi fisici, come rossore, sudorazione, tremori, palpitazioni, aggravati dalla paura che siano notati dagli altri. è una delle malattie mentali più diffuse con una prevalenza del 13% negli Stati Uniti; spesso comincia nell’adolescenza (dai 10 ai 20 anni, età media 13 anni), poi diventa cronica. La malattia ha alti costi socioeconomici; più del 90% dei soggetti va incontro a problemi psicosociali (rischio di abbandonare gli studi, ridotta produttività sul lavoro, ridotta qualità di vita) e più di un terzo lamenta gravi limitazioni nella vita sociale (NEJM, 2017). Sono state invocate come cause una predisposizione genetica associata a situazioni ambientali, quali rapporti disturbati con genitori iperprotettivi o ipercritici e fattori culturali che spingono ad una stretta osservanza di specifiche norme sociali. Gli studi neurobiologici hanno dimostrato che varie aree cerebrali come l’amigdala, l’area prefrontale e frontale e il sistema nervoso autonomo reagiscono in maniera anomala nelle situazioni sociali in cui si ha paura. (Journal of Affective Disorders, 2016).
Quando la paura del giudizio degli altri assume queste connotazioni patologiche è bene rivolgersi al medico, in tutti gli altri casi bisogna cercare di liberarsi dal continuo timore di essere criticati. Intanto è impossibile piacere ed essere accettati da tutti, poi siamo sicuri che gli altri siano così interessati a giudicarci? Un antico aforisma, di cui non ricordo la fonte, recita: “ho smesso di preoccuparmi di quello che gli altri pensano di me, quando mi sono accorto che gli altri non pensano affatto a me, ma a quello che io penso di loro”. Forse è bene cercare l’approvazione non all’esterno, ma dentro noi stessi, nella nostra coscienza, riconoscendo la nostra identità, il nostro valore e positività.
Angelo Gatta
Professore Emerito di Medicina Interna
Università di Padova