Molte malattie a carico del fegato si associano alla presenza di comportamenti rischiosi o non-salutari, riguardanti ad esempio: l’alimentazione, l’attività fisica, il consumo di alcol o l’abuso di sostanze. In modo simile ad altre malattie metaboliche (es. diabete, di tipo 2, ipertensione, obesità), oggi le linee guida considerano il cambiamento dello stile di vita come uno dei principali interventi terapeutici per ridurre i rischi di sviluppare o aggravare una condizione di sofferenza a livello epatico. Lo stile di vita è un modo di vivere basato su modelli di comportamento identificabili, che sono determinati dall’interazione tra: le caratteristiche personali dell’individuo, l’ambiente, le interazioni sociali e le condizioni di vita socio-economiche (OMS). Due delle problematiche a carico del fegato chiaramente associate a stili di vita non salutari sono la malattia epatica alcolica (ALD – Alcoholic liver disease) e la steatosi epatica non alcolica (NAFLD – non-alcoholic liver disease). La steatosi epatica non alcolica (NAFLD) è un quadro più noto come fegato grasso che pur non essendo una condizione clinicamente significativa, si presenta nei casi di alimentazione eccessiva e vita sedentaria (Zelber-Sagi, et al., 2011). L’ingravescenza della NAFLD può portare alla steatoepatite non alcolica (NASH), una condizione d’infiammazione cronica degli epatociti che può portare alla loro degenerazione e quindi allo sviluppo di fibrosi e cirrosi. Anche per l’ALD la costanza di consumo anche moderato di alcool può danneggiare il fegato in maniera irreversibile con un maggior rischio di sviluppare cirrosi epatica e/o epatocarcinoma (HCC). Anche nel caso delle epatopatie di origini virali o del HCC vi è una stretta relazione con gli stili di vita rischiosi o non salutari. Ad esempio, comportamenti sessuali promiscui e l’uso di sostanze possono essere fattori di rischio per lo sviluppo dell’epatite C, mentre una dieta ipercalorica e il mantenimento di un consumo alcolico significativo, possono condizionare negativamente l’andamento clinico del HCC. I comportamenti ritenuti utili a preservare il funzionamento epatico sono, ad esempio: la restrizione calorica, la composizione dei macronutrienti assunti o il consumo di alcol ecc.. L’uso di caffè e l’incremento dell’attività fisica sembrano avere un effetto protettivo per la progressione della NAFLD. Per quanto riguarda l’alimentazione, è consigliata una dieta ipocalorica con un basso/moderato introito di grassi e si suggerisce di evitare cibi e bevande contenenti fruttosio (tabella 1). Per quanto detto, è evidente che l’implementazione di uno stile di vita salutare è un fattore protettivo in grado di ridurre il rischio di sviluppare una qualche patologia epatica. Tuttavia, sembra altrettanto chiaro che l’approccio prescrittivo utilizzato, ad esempio, nel caso della terapia farmacologica, non sembra sempre sufficiente a promuovere un duraturo cambiamento delle proprie abitudini in tutti pazienti con un problema a carico del fegato. La ricerca suggerisce che per promuovere un cambiamento nello stile di vita sia, in molti casi, necessario implementare strategie di tipo cognitivo-comportamentale (Marchesini et al., 2016) in grado di aiutare il paziente ad identificare ed arginare gli ostacoli e le difficoltà che incontra quando deve cambiare abitudini e comportamenti. In tale senso il medico oggi dovrebbe lavorare in modo integrato con professionisti, quali dietisti e psicologi, in grado di aiutare le persone a mettere in atto comportamenti adeguati a migliorare il benessere individuale e la cura della propria persona attraverso procedure di counselling motivazionale e tecniche derivanti dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Sami Schiff
PhD, Neuropsicologo e Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale – Clinica Medica 5 – Dipartimento di Medicina – DIMED, Università degli Studi di Padova
Cinzia Siragusa
Psicologa clinica e specializzanda in psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
Area | Interventi suggeriti | Letteratura a supporto |
Restrizione energetica | Deficit di 500-1000 kcal/giorno per indurre una perdita di peso di circa 500-1000 grammi/settimana (very low caloric diet – VLCD). | La restrizione calorica porta ad una perdita di peso e ad una riduzione del grasso nel fegato, indipendentemente dai macronutrienti che compongono la dieta. |
Obiettivo perdere il 7-10% del peso totale. | A 12 mesi da un intervento intensivo sullo stile di vita con una media dell’8% del peso perso porta ad una significativa riduzione della steatosi epatica. | |
Un approccio a lungo termine che combina attività fisica con i principi del trattamento cognitivo-comportamentale. | Il grasso epatico aumenta con il guadagno di peso corporeo totale. La procedura porta benefici a livello metabolico e ritarda la progressione del T2DM. | |
Composizione dei macronutrienti | Basso-moderato apporto di grassi e moderato-elevato apporto di carboidrati. | E’ stato rilevato che l’aderenza alla dieta mediterranea riduce il grasso nel fegato su H-MRS se confrontato con diete a basso contenuto di grassi ed elevato di carboidrati in un confronto cross-over. |
Diete chetogeniche con basso contenuto di carboidrati o elevato di proteine. | ||
Apporto di fruttosio | Evitare cibi e bevande contenenti fruttosio. | Nella popolazione generale, è stata rilevata un’associazione con l’apporto di fruttosio e la NAFLD. |
Assunzione di alcol | Tenere obbligatoriamente il consumo d’alcol giornaliero al di sotto alla soglia di rischio (30 g uomini, 20 g donne). | Negli studi epidemiologici, un’assunzione moderata di alcol (vino), al di sotto della soglia di rischio, è associata con una minore prevalenza di NAFLD, NASH e bassa fibrosi. L’astinenza totale è obbligatoria nella cirrosi, NASH per ridurre il rischio di HCC. |
Assunzione di caffè | Non sono presenti limitazione epato-correlate. | Protettivo per la NAFLD, come in altre epatopatie con altre eziologie, riduce la gravità istologica e gli outcome epato-correlati. |
Attività fisica/Esercizio fisico | 150-200 minuti a settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità in 3-5 sessioni (camminata veloce, cyclette). | L’attività fisica segue una relazione dose-effetto: l’esercizio vigoroso (corsa) piuttosto che moderato (camminata veloce), porta a un beneficio massimo, sia sulla NASH sia sulla fibrosi. |
Anche i training di resistenza fisica sono efficaci a promuove una fitness muscoloscheletrica con effetti sui fattori di rischio metabolici. | Qualsiasi impegno nell’attività fisica o aumento del livello precedente è comunque migliore rispetto a continua inattività. | |
Alti livelli d’inattività favoriscono la fatigue e la sonnolenza diurna riducendo l’aderenza all’esercizio fisico. |
Tabella 1: European Association for the Study of the Liver, & European Association for the Study of Diabetes (EASD, 2016).