Colangite Biliare Primitiva (CBP): una malattia autoimmune del fegato
La Colangite Biliare Primitiva (CBP) è una malattia autoimmune che colpisce il fegato, causando infiammazione e danni progressivi ai piccoli dotti biliari intraepatici. Questo porta alla colestasi (ristagno della bile nel fegato), fibrosi e, infine, cirrosi epatica. Si tratta di una patologia rara, con una prevalenza globale di 14.6 casi ogni 100.000 abitanti, ma la cui incidenza è in aumento in Europa, Asia e Nord America.
Trattamento di prima linea: l’acido ursodesossicolico (UDCA)
L’acido ursodesossicolico (UDCA) è il trattamento di prima linea per la CBP. Migliora la colestasi, rallenta la progressione del danno epatico e della fibrosi, migliorando la qualità di vita dei pazienti.
Nuove opzioni terapeutiche per i pazienti che non rispondono all’UDCA
Tuttavia, fino al 40% dei pazienti non risponde adeguatamente all’UDCA, rendendo necessaria la ricerca di nuove terapie. L’acido obeticolico (OCALIVA), che agisce su un recettore epatico chiave per la sintesi della bile e l’infiammazione, era stato approvato come terapia aggiuntiva. Purtroppo, i dati clinici a lungo termine non hanno confermato i benefici iniziali, e l’EMA ha revocato l’autorizzazione alla commercializzazione di Ocaliva.
Attualmente, le opzioni terapeutiche per i pazienti con CBP includono farmaci che agiscono sul recettore PPAR, coinvolto nella regolazione della bile. Tra questi, il bezafibrato, un attivatore di diversi recettori PPAR, è considerato un trattamento di seconda linea, anche se utilizzato “off-label” (al di fuori delle indicazioni ufficiali). Studi clinici hanno dimostrato che il bezafibrato, in combinazione con l’UDCA, normalizza i valori ematici di danno epatico e colestasi in una percentuale significativa di pazienti, con buona tollerabilità.
Farmaci sperimentali: elafibranor e seladelpar
Altri due farmaci, elafibranor e seladelpar, sono in fase di studio. Sono disponibili tramite programmi di uso compassionevole o studi clinici. L’elafibranor ha mostrato miglioramenti degli indici di colestasi nel 51% dei pazienti dopo 52 settimane di trattamento. Il seladelpar ha migliorato gli stessi indici nel 61.7% dei pazienti dopo 12 mesi.
Prospettive future: nuove molecole e terapie innovative
Nuove molecole, come setanaxib, con effetti anti-fibrotici, e altre in fase di studio, potrebbero aprire nuove strade nel trattamento della CBP. Inoltre, sono in fase di sviluppo terapie che agiscono sulla risposta autoimmune, regolando i linfociti T, offrendo grandi promesse per il futuro.
Antonietta Romano
Dirigente Medico presso la Clinica Medica V AOPD
Specialista in Medicina InternaDottore di ricerca in Scienze Epatologiche e Trapiantologiche