Grazie al rapido sviluppo tecnologico delle moderne strumentazioni è oggi possibile valutare le caratteristiche della struttura del fegato, un tempo appannaggio della sola biopsia epatica, anche con metodiche non invasive ed in particolare durante un’indagine ecografica.
L’ambulatorio di eco-Doppler della Clinica Medica 5 ha di recente a disposizione una nuova metodica ecografica che ha dimostrato, nei primi studi eseguiti, di essere in grado di valutare anche la presenza di processi infiammatori a carico del fegato. Valutazione multiparametrica è così oggi la nuova definizione che sta divenendo realtà nella diagnostica epatologica. In un’unica seduta ecografica è possibile infatti definire, oltre alle tradizionali valutazioni morfologiche e vascolari, anche altre caratterizzazioni del parenchima epatico quali la presenza di grasso “steatosi”, la presenza di fibrosi ed ora anche la presenza di processi infiammatori.
La steatosi epatica, che veniva precedentemente quantificata in modo qualitativo (lieve, moderata e severa), è ora quantificabile in modo quantitativo mediante un parametro in grado di rilevare l’attenuazione fisica degli ultrasuoni quando questi attraversano un fegato con alto contenuto di grassi al suo interno. La presenza di fibrosi, con modalità d’indagine fisiche confrontabili con il FibronScan, viene rilevata calcolando il cambiamento della velocità delle onde trasmesse dalla sonda ecografica al fegato dovuto alla “rigidità” del tessuto attraversato.
Recentemente, come sopra accennato, è stato introdotto nella pratica clinica un nuovo parametro di valutazione dimostratosi in grado di valutare le modificazioni della “viscosità” del parenchima epatico. Questa caratteristica, come evidenziato nei primi rilievi sperimentali e successivamente anche nelle prime valutazioni cliniche, sembra essere in relazione con l’intensità di un processo infiammatorio in atto.
Oggi stiamo assistendo ad un rapido incremento, nelle società sviluppate, di malattie espressione delle disfunzioni metaboliche dovute principalmente alle abitudini alimentari e comportamentali.
Gli aspetti clinici ed epidemiologici sono divenuti estremamente rilevanti. Oltre all’interessamento di ambiti noti da tempo come quello cardiovascolare, ora sappiamo essere coinvolti numerosi distretti ed apparati e di questi quello epatico richiede una accurata valutazione. Il danno epatico infatti in questa condizione insorge in modo subdolo e lentamente progressivo. Le manifestazioni cliniche quando evidenti sono già la spia di una vera e propria malattia che si è evoluta nel tempo e si manifesta con complicanze anche rilevanti. Un nuovo approccio diagnostico multiparametrico capace di esplorare contemporaneamente i vari aspetti dei cambiamenti strutturali che avvengono a livello epatico permette di seguirli nel tempo e quantificarne gli effetti.
Permette altresì di valutare i benefici anche essi graduali dovuti ai cambiamenti delle abitudini di vita e degli eventuali interventi terapeutici, che negli ultimi anni sembrano essere in grado di affrontare in modo efficace tale problematica. A livello preventivo, grazie al vantaggioso rapporto costo/beneficio di questa metodica non invasiva, è possibile rilevare segni precoci di modifiche in corso anche in soggetti che non rientrano ancora nella definizione di “ammalato”.
Giancarlo Bombonato
PROF. A.C.
Clinica Medica 5
Università di Padova